Nel dicembre 2019, eravamo in tre a decollare verso gli Emirati Arabi Uniti per esplorare il deserto del Rub al’Khali al fine di trovare il punto ideale per fotografare un’eclissi anulare all’alba, la mattina del 26 dicembre.
Per quanto mi riguarda, volevo comporre un’immagine un po’ diversa dai classici shots nel deserto: “dune a perdita d’occhio” o un soggetto umano posto davanti all’eclissi con una focale molto lunga, che funziona bene di sicuro, ma non era quello che volevo fare. Quello che volevo era qualcosa di abbastanza pittorico, onirico, evocativo di altri mondi, con una composizione il più possibile “inaspettata” per questo tipo di paesaggio.
Dopo diversi giorni di esplorazione di diverse regioni del paese, abbiamo finito per scoprire una zona interessante che poteva soddisfare tutti. È stato lì che ho scoperto questo spettacolo: un albero, perso da solo in mezzo alle dune. Immediatamente fece “tilt” nella mia mente, per come era forte il suo potere evocativo: il comune concetto di “albero solitario” assumeva qui una dimensione molto più profonda, per non parlare dell’interesse puramente estetico della composizione, mescolando le curve orizzontali delle dune in primo piano e la verticalità dell’albero, che immaginai di porre al centro dell’immagine, allineato con il sole, trovando così la VISIONE desiderata. Le due mattine successive alla scoperta dell’albero sono state quindi dedicate a “fare le prove” per le albe, testando le composizioni, scegliendo le focali a seconda del momento: 300mm per l’alba, 85mm per il momento della totalità.
Finalmente è arrivato il giorno dell’eclissi. Lasciando il nostro bivacco alla fine della notte, siamo arrivati sulla scena all’alba. Ognuno di noi al proprio “posto” (gli altri due erano a qualcosa come 20 minuti di cammino da dove mi trovavo), così ho aspettato da solo, in un perfetto silenzio disturbato solo dai suoni lontani di piccoli allevamenti di cammelli e dai rari uccelli del deserto. Il bagliore rosa a est cominciò finalmente a intensificarsi, insieme alla tensione che saliva dentro di me. Non era il momento di fare errori nella gestione delle varie difficoltà tecniche. Tra queste, era necessario evitare l’enorme bagliore creato dalla violenta luminosità dell’eclissi, più forte di quanto avessi previsto. La seconda difficoltà è stata quella di ottenere un’immagine perfettamente equilibrata in termini di esposizione. A tal fine, è stato necessario realizzare diverse esposizioni (su treppiede, ovviamente senza muoversi e allo stesso tempo): una per il primo piano, una per eliminare il flare nascondendo il sole e diverse per il cielo e l’eclissi. L’ultima cosa a cui fare attenzione è stata la progressione diagonale del sole, soprattutto nel caso di questa immagine della totalità, per la quale ho dovuto mantenere sia il soggetto (l’albero) che l’eclissi al centro dell’immagine, ben allineati.
Nonostante tutte queste cose a cui pensare, il momento è stato particolarmente incredibile, magico da vivere. All’inizio della totalità, un vento freddo e potente si è alzato mentre l’ombra diventava più densa. La mezzaluna divenne un anello per qualche istante, prima che la luna invisibile emergesse dall’altro lato del disco solare. Il vento si spense, e la pressione con lui. La parte più difficile era fatta. Ho finito qualche minuto dopo, quando la luce cominciava a diventare troppo dura, il sole troppo alto, e mentre l’eclissi stava per finire. Dopo dieci giorni di esplorazioni, interrogatori e pressioni, finalmente era fatta: l’immagine, qualunque essa fosse, era nella scheda di memoria.
Una volta tornato a casa, iniziò la delicata fase di post-processing: si trattava di trascrivere il più fedelmente possibile ciò che avevo visto, e soprattutto di rendere le immagini finali perfettamente esposte. Per quanto riguarda il bilanciamento del bianco, ho avuto cura di regolarlo manualmente sul campo per mantenerlo fedele a ciò che avevo visto, e non lasciarlo libero all’interpretazione a posteriori. La difficoltà è stata quindi quella di mescolare le diverse esposizioni, cosa che ha richiesto un po’ di tempo per essere “risolta”. Una volta fatta la miscela, ho dovuto solo fare i miei aggiustamenti: un tono molto morbido, poi solo curve e colorimetria in modo che l’immagine fosse equilibrata, coerente con il resto della serie che ho fatto in questo deserto. Per quanto riguarda il flare situato direttamente intorno all’eclissi, ho deciso di lasciarlo attenuandolo leggermente, apprezzando l’effetto “stellato” creato dal diaframma (F16 per questa esposizione) – il flare situato “a terra” essendo stato eliminato al momento della ripresa, mascherando il sole su una delle esposizioni.
Author: Maxime Daviron